Wednesday, October 15, 2008

Abigail

Another quote from an Italian book that I have loved (during the last nights I couldn't sleep and spent some time re-reading pages of books from my shelves).
This one is from "Tre", Tiziano Sclavi:
Aveva incontrato Abigail in un mare di whisky, quel giorno che avevano distrutto la distilleria clandestina, giu' a Centostelle. Non poteva dirle niente e non poteva lasciarla andare. Abigail aveva reazioni diverse, Abigail rideva e parlava d'altro, Abigail voleva ucciderla e vivere con lei.
"Come diavolo ti sei conciata?"
"Eh?"
"Dico, cos'hai addosso?"
"E' un vestito nuovo".
"E' un costume da pagliaccio".
"Cafone. Tutti gli altri mi hanno trovata elegantissima".
"Si?"
"Proprio".
"Tu conosci troppa gente-con-le-fette-di-salame-sugli-occhi".
"Senti..."
"Hm?"
"Niente".
Facevano i discorsi piu' assurdi della galassia, e la loro strada piu' breve tra due punti era l'arabesco. Avevano passato insieme una fetta di vita parlando d'altro, in un campionario di allusioni e doppi sensi. Lui parlava di un'altra per dire lei, lei parlava di un altro per dire lui.
"Sono innamorato di lei".
"Sono innamorata di lui".
"Vorrei poterle dire..."
"Vorrei potergli dire..."
Si guardarono negli occhi e lei sorrideva con i suoi che erano azzurri.
"Un soldino per i tuoi pensieri".
"Non penso niente. Hai le occhiaie".
Allora pensava che non avrebbe mai capito.
"Sono molto giu', sono stufo..."
"Io ti voglio bene..."
Allora pensava che forse aveva capito.
Quando lui spariva, lei lo andava a cercare, lo riportava su' per la sua scala di frasi a meta', e alla fine di ogni onda chiudeva gli occhi.
"Ma cosa vuoi capire, deficiente!"
"Forse capisco troppo, stupido!".
Era una storia troppo vecchia, aveva cominciato a bere, era scappato e ritornato, e lei gli aveva sparato e aveva fatto andare il film al contrario.
Erano passati anni di quel tiraemolla, e lui stava per morire, ma si sapeva che non sarebbe morto.
"Io ti ho ingannata per tutto questo tempo, perche' io non sono di questo mondo e ti ho fatto credere che si'. Ho l'ombelico tra i capelli e mi manca un dito del piede destro. Io sono venuto da un pianeta di nome Tre. Sono venuto su un razzo d'argento, e questo e' il mio grande segreto".
Lei aveva scosso la testa.
"Non capisco. Io ho sempre amato lui, lo sai".
"Non scherzare adesso. Ricordo i tuoi occhi azzurri, i tuoi discorsi cominciati e non finiti. E il 20 aprile mi hai detto che mi vuoi bene".
Sorrideva imbarazzata.
"Si, ti voglio molto bene, sei un caro amico... Ma i miei occhi sono verdi".
"Io sparivo per il tuo bene e tu mi venivi a cercare..."
"Non ricordo".
"Sei sempre stata tu a condurre il gioco. Io non potevo dirti niente, eri tu che dovevi capire".
Aveva nascosto la faccia tra le mani.
"Oh, scusa, mi viene da ridere... Scusa... Sapessi come sei ridicolo..."
Non aveva creduto ad una parola, naturalmente. Non era Abigail quella. Forse era una mutante di Sirio. Forse era solo la sua immaginazione, perche' il suo pensiero era Abigail, che veniva e andava.
O forse era proprio lei, che si era cambiata la faccia di bioplastica e aveva un'amnesia.
I suoi occhi erano verdazzurri. Abigail, cosi' abile nel costruire labirinti con una sola uscita e una di scorta.
Era impossibile che lui fosse annegato in quel mare di whisky, giu' a Centostelle.

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